Max Pezzali è stato intervistato da Sorrisi e Canzoni per il lancio del suo libro Max90, un racconto del decennio che lo ha reso una star a partire dalla pubblicazione di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno“. Più che un’autobiografia, il libro è una raccolta di riflessioni sulla vita da ragazzo. Si parte dalla nota in apertura firmata da Mauro Repetto, che con Max, fondò gli 883:
“Era mio compagno di classe, e per un certo periodo anche di banco, al liceo scientifico. E tra una versione di latino e un compito di matematica, fu lui a convincermi a buttarmi nella musica: se non ci fosse stato Max, da solo non avrai mai avuto il coraggio”
Tempo fa lo stesso Pezzali sempre a Sorrisi aveva parlato del successo con il suo grande amico
Come avevi vissuto il successo?
«Fu strano, perché con gli 883 anche dopo essere stati al primo posto in classifica con “Hanno ucciso l’uomo ragno” io e Mauro Repetto eravamo semisconosciuti. In tv eravamo apparsi solo al Festival di Castrocaro nel 1991. Nessuno ci riconosceva, nemmeno quando andavamo in discoteca…».
Racconta.
«Era il 1992. Nicola Savino, che avevamo conosciuto a Radio Deejay ed era diventato nostro amico, doveva fare una serata in una discoteca di Alessandria. Ci invitò, ma quando arrivammo, sebbene fossimo nella “lista” del dj, il buttafuori non ci fece entrare perché eravamo in scarpe da tennis e maglietta. Fu inutile insistere (ride)».
Poi, però, l’anno dopo arrivò il video di “Sei un mito”. Che cosa ha rappresentato per te?
«Claudio Cecchetto, il nostro produttore, disse a me e a Mauro che era ora di apparire. Però… non avevamo facce da star. Così decidemmo di spostare l’attenzione coinvolgendo alcune modelle come Yasmeen Ghauri. Funzionò e tornammo al primo posto».
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