Il 25 luglio 2019 sarà in sale Men in Black: International, spin-off dedicato alla celebre saga, rappresentata per anni da Will Smith e Tommy Lee Jones. Stavolta invece sullo schermo ecco arrivare la coppia composta da Tessa Thompson e Chris Hemsworth, già apprezzati dal pubblico in Thor e in generale nel MCU.
La trama
Men in Black: International è uno spin-off della trilogia nata nel 1997. Al centro della pellicola stavolta c’è una donna, l’agente M, interpretato da Tessa Thompson. Abito classico e occhiali scuri, come da manuale. Per lei però il mondo MiB è una vera e propria ossessione fin da bambina. Si tratta di qualcosa di cui lei è a conoscenza da sempre, o quasi, nonostante questo vada contro tutti i protocolli di sicurezza. Per una vita intera ha dato la caccia agli uomini in nero, convinta del fatto che fossero lì fuori a proteggerci da minacce intergalattiche.
Ne è certa perché molto tempo prima, nel 1996, i suoi genitori subirono la cancellazione della memoria. Lei, Molly, era solo una bambina e non le venne cancellato il ricordo di un alieno presente in camera sua. Alla fine riesce nel suo intento, conquistando l’agente O con la sua determinazione. Viene così reclutata dalla cellula londinese dei MiB. Fa così la conoscenza di High T, interpretato da Liam Neeson, che la pone al fianco dell’agente H, Chris Hemsworth. Sarà lui a istruirla sul lavoro, prima di cimentarsi in una delicata missione: combattere una razza aliena in grado di trasformarsi in oggetti e scovare la talpa che si cela nel quartier generale.
La recensione
Il film parte già con gli sfavori del pronostico, usando un gergo sportivo, per via del confronto con i primi episodi della serie iniziati quasi un ventennio fa con protagonisti Will Smith e Tommy Lee Jones. La pellicola segue le orme dei vecchi film ma purtroppo non ne possiede nè l’ironia, nè la semplicità, nè sopratutto l’azione. La coppia Thompson-Hemsworth non convince o meglio non ha quel quid pluris che ha reso la passata trilogia spettacolare. La trama appare molto scontata e anche gli effetti speciali, considerando gli anni passati dal terzo capitolo sono praticamente identici e non si evolvono. Di Man In Black purtroppo rimangono solamente le uniformi e le pistole piccole e alcuni camei di personaggi vecchi di contorno ma l’assenza dei due vecchi protagonisti si fa sentire molto.
Purtroppo il difetto fondaamentale di Men in Black: International è che il suo umorismo non fa ridere, le battute sono molto imbarazzanti e di scarsissimo divertimento in cui a volte si scade anche nel demenziale. Funziona invece Liam Neeson che, seppur molto penalizzato da una sceneggiatura pessima, riesce a dare un pò di signorilità al film.
Alla fine di tutto la domanda è:
AVEVAMO REALMENTE BISOGNO DI QUESTO QUARTO CAPITOLO?
La risposta, come per altri reboot-sequel andati veramente malissimo…è assolutamente no.
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