Mio cugino Vincenzo (My Cousin Vinny) è un film statunitense del 1992, diretto da Jonathan Lynn e interpretato da Joe Pesci e Marisa Tomei. Joe Pesci, star affermata dei primi anni 80, veste i panni di un avvocato alle prime armi che deve difendere Stan e Bill, accusati ingiustamente di omicidio. Ha vinto un premio ai Premi Oscar, Al Box Office Usa Mio cugino Vincenzo ha incassato nelle prime 11 settimane di programmazione 48,4 milioni di dollari e 7,4 milioni di dollari nel primo weekend.
Ecco tre curiosità importanti che abbiamo trovato oltre già l’aneddoto di Ralph Macchio di cui vi abbiamo parlato.
LA STORIA VERA DIETRO AL FILM
Mio cugino Vincenzo è stato una delle prime idee della carriera dello sceneggiatore Dale Launer.
“All’inizio degli anni ’70, ho incontrato un ragazzo che stava aspettando i risultati dell’esame di abilitazione da avvocato. Mi venne l’idea del film quando gli chiesi da quanti anni lo stava ripetendo, e lui rispose con tutta tranquillità che erano 13. La cosa che mi intrigò era la sua tenacia, lo avrebbe ripetuto sempre fino alla morte finchè non lo avesse superato”.
UNA FAMOSA SCENA IMPROVVISATA
Quando Vincenzo sta cercando di spiegare il suo “vero nome” al giudice Haller, fa cadere la scacchiera per terra con tutti pezzi. Questo è successo in modo casuale ma il regista Jonathan Lynn ha pensato che fosse così divertente e autentico che ha deciso di lasciarlo nel film.
IL GUFO VERO
Una dei momenti più divertenti del film è il fatto che Vincenzo è sempre svegliato da qualcosa: un fischio a vapore, dei maiali rumorosi e, infine, un gufo. Lynn e la sua troupe hanno usato un vero animale per la scena. Il regista ha spiegato il trucco per fare in modo che l’uccello aprisse la bocca al momento giusto:
“La gente pensa che sia un pupazzo ma invece il gufo era vero. Abbiamo scoperto che se gli mettevi un po’ di carne nel becco, la mangiava per metà e poi, circa tre secondi dopo, apriva il becco nuovamente per deglutire. Quindi gli abbiamo dato un po’ di carne di manzo prima che la telecamera iniziasse a girare in modo che, per il suo primo verso il suo becco si aprisse al momento giusto. Il gufo era selvatico anche se era stato ammaestrato solo per quella scena”
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