È morto Paolo Beldì, lo storico regista televisivo di alcune delle più note trasmissioni Rai, una su tutte “Quelli che il calcio”. Il regista è stato ritrovato nella sua casa di Magognino (frazione di Stresa, in Piemonte) senza vita, per un malore. È stata un’amica di Novara a dare l’allarme non vedendolo arrivare ieri sera per seguire la partita Belgio-Italia. Il regista era atteso al circolo di Levo per seguire la partita della nazionale italiana ma non si era fatto vedere. I soccorritori l’hanno trovato già senza vita. Avrebbe compiuto tra qualche giorno, l’11 luglio, 67 anni.
Novarese, figlio di un pubblicitario, Beldì aveva esordito come comico in radio per poi passare alla regia negli anni 80 nella neonata Fininvest per programmi di intrattenimento e sportivi da “Mai dire Banzai” a “Mai dire Mundial”. Nello stesso periodo firma come autore le musiche originali di “Drive in” per quattro anni con Roberto Negri ed esordisce nel varietà grazie ad Antonio Ricci che lo chiama a dirigere prima “Lupo solitario” e dopo “Matrjoska”.
Negli anni Novanta passa alla Rai, regista tra gli altri di “Mi manda Lubrano” e poi di “Svalutation” con Celentano. Ed è proprio con una trasmissione Rai, “Diritto di replica” insieme a Fabio Fazio e Sandro Paternostro, che viene fuori quella che sarà sempre la sua firma: l’indugio sui dettagli, da un calzino abbassato a una scarpa. “Regista birichino”: così lo aveva simpaticamente definito Aldo Grasso dopo quelle irrispettose inquadrature di alcuni spettatori del teatro Ariston che dormivano durante il Festival di Sanremo.
In trent’anni di carriera è stato dietro la macchina da presa di tantissimi programmi storici tante volte con Celentano che segue in “Francamente me ne infischio” (1999) “Rockpolitic” (2005) e “La situazione di mia sorella non è buona” (2007). Grande il sodalizio con Fabio Fazio, che avrà Beldì come regista, non solo per tanti anni in “Quelli che il calcio”, ma anche per i suoi due Festival di Sanremo, il terzo sarà quello di Panariello nel 2006.
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