Dopo Christmas in Love, il cinepanettone dell’anno successivo, il 2005, fu Natale a Miami, ricordato dai più come l’ultimo film che fecero insieme Massimo Boldi e Christian De Sica prima di ritrovarsi nel 2018 con Amici come prima. Il film, diretto sempre da Neri Parenti, uscì una settimana prima delle festività natalizie e incassò oltre 21.2 milioni di euro. Completano il cast, oltre alla coppia Boldi – De Sica, anche Massimo Ghini, Vanessa Hessler, Francesco Mandelli, Giuseppe Sanfelice, Paolo Ruffini, Raffaella Bergé e Caterina Vertova.
I classici intrecci amorosi tra coppie di mariti e mogli si svolgono, questa volta, nella capitale della Florida, scelta perché meta molto esotica e in voga in quel periodo. Come sappiamo, oltre che per il suo essere multietnica e vivace, Miami è nota anche per essere soggetta a forti uragani. A tal proposito, nel libro di Christian De Sica c’è un capitolo dedicato a Natale a Miami dove si parla proprio dell’uragano che colpì la città durante le riprese. Ecco le parole dell’attore:
Quando vai a fare questi film di vacanze, vacanze non sono mai. Perché li giri sempre nei momenti sbagliati. Quando abbiamo girato Natale a Miami abbiamo beccato Katrina, l’uragano. Mentre si aspettava l’arrivo dell’uragano, io ho chiesto: «Posso andare a comprare il dentifricio? A che ora arriva l’uragano?». «Alle 8.» «Be’, sono le 4, posso andare al supermercato, qui vicino?» «Se ce la fa a sopportare il rumore.» Ho preso la macchina, una cabriolet chiusa, e c’era una pioggia talmente forte che a un certo punto ho avuto paura e sono tornato indietro e mi sono chiuso dentro. Chiamo il mio amico Adriano Aragozzini, che ha una casa li e mi rassicura: ‹Ma va’, son quattordici anni che sto qui, sono stro**ate questi uragani». «Vuoi venire a cena?» «Sì, vengo a cena.» Nessuno si muoveva, è venuto a cena con la moglie, arrivato sotto l’albergo, tutti i vetri erano già in frantumi, Aragozzini era l’unica persona che girava per Miami per venire a cena da me.
Avevano allestito dei tunnel per andare al ristorante perché davvero non puoi uscire, se esci, io ho provato, è come se un pullman ti buttasse per terra. Ho visto questo mostro che arrivava. Davanti alle finestre del terrazzino della camera d’albergo, Paolo Conticini, che era li con me, riprendeva con la telecamerina. Le palme piegate, stese per terra. E poi le immagini che mostra la televisione, in diretta, di fuori, e il rumore terribile, la terribile colonna sonora d’angoscia prodotta dal rumore che fa l’uragano. Siamo stati chiusi due giorni, aspettando che se ne andasse. Al secondo, quando siamo usciti, era tutto devastato: morti, i cartelli delle pubblicità per terra, le piante divelte. E gli americani in questo sono pazzeschi, almeno li, l’albergo, in tre giorni era completamente ricostruito, tutto perfetto come prima. Poi, invece, su New Orleans s’è schiantato e lì sono stati guai tremendi.
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