L’attrice Natalie Portman ha raccontato di aver sperimentato sulla sua pelle cosa significa il “terrorismo sessuale”. Aveva 13 anni e aveva appena recitato nel suo primo film: Léon.
Nel capolavoro firmato da Luc Besson interepreta la piccola Mathilda, che faceva amicizia con un sicario (Jean Reno) nella speranza di vendicare l’omicidio dei suoi genitori. Una storia molto in bilico, l’amore platonico tra una dodicenne e un sicario. L’adulto bambino e la bambina adulta.
Era appena uscito il film quando la piccola attrice ricevette la prima lettera da parte di un fan: la gioia di una bambina innocente nell’essere famosa si scontrò subito con la sporca realtà del mondo dei grandi, perché la lettera conteneva una fantasia di stupro.
“Ero così entusiasta: avevo 13 anni quando venne distribuito il film e il mio lavoro e la mia arte ebbero un’incredibile risposta del pubblico: ero eccitatissima quando aprii la prima lettera di un mio fan… ma quel fan mi descriveva la sua fantasia sessuale dove desiderava stuprarmi. In un programma radiofonico locale partì un conto alla rovescia per il mio 18° compleanno, eufemisticamente la data in cui sarebbe stato legale portarmi a letto. I critici cinematografici nelle recensioni parlavano del mio seno che stava crescendo: ho capito molto rapidamente, anche a 13 anni, che se avessi dovuto esprimermi sessualmente mi sarei sentita insicura e che gli uomini si sarebbero sentiti sempre autorizzati a discutere e oggettivare il mio corpo.”
Una brutta storia, che portò la Portman ad essere riluttante a fare qualsiasi tipo di scena che richiedesse dei baci, o scene di sesso.
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