Ospite del podcast “BFF – Best Friend Florencia”, Nicola Savino racconta com’è nata la sua passione per la radio e per la televisione:
“In casa mia c’era la televisione, che aveva un ruolo fondamentale, tanti libri, un impianto Hi-fi che frequentavo tantissimo, e delle radio che mio papà mi portava dopo missioni all’estero troppo lunghe, purtroppo per me e per lui. Mi portava queste radio ed è il motivo per cui poi ho fatto la radio, perché cercavo mio papà dentro quelle radio lì. Un po’ come il motivo per cui ho fatto la televisione perché mia mamma si chiudeva in questa stanzina, abbastanza inaccessibile, a guardarla. Era il suo spazio e col tempo, ma è una deduzione psicanalitica mia, ho fatto televisione per entrare in quella stanza, perché mi vedesse anche lei da lì”.
Per quanto riguarda il suo ruolo in tv, afferma:
“Io ho 57 anni, sono nei miei 3/4 della vita, ma in tv sono considerato tra i giovani. Io non mi includo nell’opinione di coloro che dicono che si dà spazio sempre alle stesse persone, perché con che coraggio puoi dire che Gerry Scotti, Paolo Bonolis, Carlo Conti, Amadeus non sono bravi a fare il lavoro che fanno? Sono dei benchmark insuperabili e imbattibili. Sono dei modelli a cui aspirare, è chiaro che ci vuole molto tempo per arrivare a quella cosa lì, non puoi avere 30 anni, devi averne almeno 50. Però oggi è andato tutto più avanti con l’età e poi, il ragazzo di 18 anni di adesso non vuole diventare presentatore di tv, ti dice youtuber ti dice tiktoker, perché la televisione adesso è oggettivamente un elettrodomestico da vecchi. L’Italia non è un Paese da giovani”.
Sul sogno di condurre il Festival di Sanremo, spiega ironico:
“A volte mi chiedo se io possa farcela a gestire quella roba là. Non per capacità, ma per gestione dell’ansia. Una cosa impossibile, il giorno dopo alle 10 c’è la conferenza e arrivano gli ascolti, che comunque ci devi fare i conti, a mezzogiorno hai un plotone di 200 persone che ti dicono: “e allora com’è andata ieri gli ascolti?”.
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