I Pooh non smettono. Giovedì 6 luglio, allo stadio di San Siro, hanno suonato per quasi tre ore e mezza. 54 pezzi: non avevano mai dato così tanto sul palco. Con la notte “a sorpresa” di Milano hanno lanciato il tour “Amici x sempre”, che porterà questa seratona in giro per l’Italia per altre 12 date, e alla fine dell’anno si concluderà con sei concerti negli Stati Uniti e in Canada.
Intervistati da Tv Sorrisi e Canzoni, hanno commentato così l’esperienza:
Il tour “Reunion – L’ultima notte insieme” del 2016 doveva mettere il sigillo alla vostra carriera. Cos’è successo?
Roby: «Eravamo convinti che fosse la nostra ultima fotografia. A inizio anno, però, è successa una cosa che mi ha insegnato quanto sia vero il detto “Mai dire mai”. Al Festival di Sanremo dovevamo presentare il docufilm su di noi che sarebbe poi stato trasmesso da Rai1, “Pooh – Un attimo ancora” (è in onda su Rai3 il 27 luglio, ndr). Penso che Amadeus abbia detto qualcosa tipo: “Se i Pooh salgono su questo palco, devono anche suonare”. Abbiamo accettato e, visto l’entusiasmo dei fan, abbiamo deciso di fare un unico concerto-evento a San Siro, quello di giovedì 6 luglio: 30 mila biglietti venduti in un giorno… E invece ora eccoci qui, con un nuovo tour».
In pratica siete “prigionieri” del vostro pubblico.
Dodi: «In una settimana avevamo fatto il tutto esaurito».
Una schiavitù felice?
Dodi: «Una gran bella schiavitù».
Red: «Io proprio non la vivo come un problema!».
Dodi: «Il collante di tutta questa cosa è stato poi il lavoro dei nostri figlioli, e in particolare di Francesco (Facchinetti, ndr) e Daniele (Battaglia, ndr). Hanno cominciato a dire: “Perché non pensate a fare di nuovo qualcosa insieme?”. Io ero perplesso: “Lasciate stare, dai. Siamo così tranquilli: ognuno ha preso la sua strada, basta che ci vediamo a cena”. E invece loro avevano la visione molto chiara di un futuro che nessuno di noi avrebbe immaginato».
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