Ospite del programma “Oggi è un altro giorno”, condotto da Serena Bartone, Nino D’Angelo ha raccontato della sua vita a partire dall’infanzia, vissuta in povertà e lavorando sin da piccolo. Poi gli esordi come cantante nei ristoranti e lo stretto rapporto con il padre, fino a quando non arrivò i successo:
“Mia madre e mio padre non avevano studiato e io non avevo il diritto allo studio. Ho frequentato fino alla terza media poi mi padre mi ha mandato a lavorare, perché sono l’ultimo di sei fratelli. Sono nato a San Pietro a Patierno, dove ho sperimentato il vivere di comunità: ero figlio di tutto il palazzo. Mio padre è stato il più grande uomo che ho conosciuto nella mia vita, come non ce ne sono più in giro. Nonostante la povertà non potevo tradire mio padre. Io sono fiero delle mie origini e della mia famiglia”.
Nino racconta anche del tragico momento in cui dovette lasciare la sua città, Napoli:
“Non avrei mai voluto lasciare Napoli ma la famiglia è anche più importante. Spararono due volte a distanza di un mese, era una cosa seria. Mi minacciarono attraverso altre persone. Napoli è la mia vita, all’inizio è stato difficile strarle lontano. Io sono fiero di essere napoletano, è una città piena di cultura”.
Il cantante si commuove anche pensando alle difficoltà che ha dovuto affrontare in campo musicale:
“Miles Davis fece un concerto in Italia e nel taxi stavano trasmettendo una mia canzone. Ha chiesto al tassista di alzare il volume ed è andato a comprare i miei dischi. Il giorno dopo mi ha menzionato in conferenza stampa e questo mi ha emozionato, C’era razzismo musicale nei miei confronti, questo fatto mi faceva arrabbiare. Io volevo sentirmi uguale agli altri. Io al massimo cantavo a Secondigliano, non mi concedevano il teatro di Napoli”.
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