Le strade dei fratelli Gallagher sono sempre più divergenti e la tanto fatidica riunione sembra non poter arrivare mai. Dopo quella serata parigina del 2009 in cui volarono chitarre e si ruppero famiglia e band, Noel ha cercato una sua strada che provando ad allontanarsi dal passato comune. Atteso al Forum di Assago in concerto, Noel ha risposto così in un’intervista a Il Corriere della Sera:
Noel lei sarà questa sera al Forum di Assago per uno show dove protagonista è la sua musica più di quella del passato. Tocca a suo fratello incarnare l’eredità della band?
«Non credo sia proprio così in termini di eredità. Però sì, io ho pubblicato un album pazzesco e a dire la verità, se Liam non suonasse le canzoni degli Oasis non riuscirebbe a riempire nemmeno un posto da 30 persone. Quindi gli faccio gli auguri senza alcun problema: però io sono un artista che va avanti seguendo il proprio passo e scrivendo canzoni che sono tanto buone quanto quelle che ho scritto per gli Oasis».
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La preoccupa l’idea che quando lei non ci sarà più qualcuno possa aprire i suoi cassetti e i suoi archivi come è accaduto in questi giorni con «Now and Then», l’inedito dei Beatles?
«Non vorrei morire e lasciare tutto in un cassetto, vorrei che anche i brani che ritengo meno buoni uscissero. Anche perché tanti pezzi che ho pubblicato non mi sono piaciuti ma hanno trovato un pubblico che li ha apprezzati».
Gli U2 sono a Las Vegas con uno show tecnologico e spettacolare. La convince questa dimensione kolossal, o la musica rischia di andare in secondo piano?
«Io ho un approccio diverso rispetto a quello degli U2, ma quello è il più grande show sulla Terra. Io non proverei mai fare una cosa simile, ma è quello che loro fanno sempre. Non conta quanto grandi sono i loro spettacoli, hanno un frontman straordinario che è più grande dello show stesso».
Se l’A.I. è il futuro, Tik Tok è il presente. Cosa penserebbe se una sua canzone diventasse virale per merito di un balletto o una challenge adolescenziale?
«Il primo pensiero è: ma mi pagano? Se pagano non me frega nulla anche se la canta una capra…».
«Definitely Maybe» l’anno prossimo compirà 30 anni. Cosa ricorda di quel momento?
«Quando stavamo registrando quell’album pensare a 30 anni avanti nel futuro sembrava qualcosa di incredibile. Trent’anni prima era il 1964, nel mezzo dei Beatles… Pensare che sia durato così tanto fa impressione».
Lei tifa City, lo scorso giugno aveva detto di volere in finale di Champions l’Inter perché erano «scarsi»…
«In verità, l’Inter ci ha reso la serata molto difficile e sono stati quasi vicini a vincere. No, non lo ripeterei».
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