Omar Pedrini è uno dei maggior esponenti della musica rock italiana. Indimenticabile ai tempi dei Timoria al fianco di Francesco Renga, originale nella sua carriera da solista. Il tutto nella cornice di una vita vissuta a lungo sul filo del rasoio, tra eccessi e vizi.
Gli inizi
Inizia a capire che la musica fa inevitabilmente parte del suo destino quando al liceo si ritrova come professore, anzi supplente, Roberto Vecchioni. E in effetti lui, ancora adolescente, viene messo di fronte alla prima scelta importante della sua vita: una chitarra o un motorino. La scelta ricadde inevitabilmente sulla prima e, nonostante le prese in giro dei compagni di scuola, oggi rifarebbe la stessa scelta. Fortunatamente. Cresce e vive in uno dei quartieri difficili di Brescia, frequenta il tifo organizzato della squadra di calcio della sua città e con il successo ottenuto dai Timoria ogni vizio diventa facilmente accessibile.
I Timoria
Il primo album pubblicato con i Timoria è stato Colori che esplodono, uscito nel 1990 e il cui titolo è un omaggio di Pedrini verso i grandi artisti del passato come Van Gogh che hanno esaltato lo stretto legame tra le varie espressioni artistiche. Nel corso degli anni novanta il gruppo ha pubblicato ulteriori sei album.
Nel 1993 esce Viaggio senza vento, un concept album incentrato sul viaggio metaforico di un ipotetico Joe, frutto di collaborazioni con artisti del calibro di Eugenio Finardi, Mauro Pagani e Candelo Cabezas. Il gruppo si aggiudica il primo disco d’oro della sua carriera, grazie a oltre 50 000 copie vendute in meno di un anno; molto successo ottengono soprattutto i singoli Senza vento e Sangue impazzito.
Alla fine degli anni Novanta Francesco Renga lascia i Timoria e Pedrini sale ufficialmente in cattedra.Da cantante Pedrini dà una nuova sfumatura alla musica dei Timoria, rispolverando il rock che aveva caratterizzato il gruppo nei suoi primi anni, poi, sull’onda del successo, l’inizio della carriera da solista e un nuovo capitolo della sua incredibile vita di artista.
Dopo i Timoria
Dopo la fortunata esperienza con i Timoria, Omar ha iniziato nel 2002 il suo nuovo percorso artistico. Già nel ’96 aveva sperimentato la navigazione solitaria con il disco musical-letterario “Beatnik – Il ragazzo tatuato di Birkenhead”, ma è il 2002 che sancisce davvero l’inizio della sua carriera solista.
Poi arriva il capitolo più difficile nella vita di Omar Pedrini: la malattia. Un problema congenito al cuore (aneurisma aortico), già messo a dura prova dalla cocaina e dai ritmi sfrenati dell’artista. La necessità di sottoporsi a un intervento chirurgico in America. I costi dell’operazione e il conto in banca quasi a zero con un figlio da mantenere, quello avuto a ventiquattro anni dalla storica fidanzata del liceo.
Da lì la svolta: la prima operazione e la pausa dal mondo della musica per evitarne i ritmi frenetici. Una piccola attività da commerciante nel mondo del vino e poi di nuovo il richiamo del palcoscenico, questa volta senza quelle tentazioni che accompagnano il mondo della musica.
Oggi
Nel 2017 pubblica l’album Come se non ci fosse un domani, con collaborazioni di rilievo: Noel Gallagher, Ian Anderson, Lawrence Ferlinghetti e la Royal Albert Hall College Orchestra. Nel corso degli anni, fino ad oggi, Omar si è cimentato con la direzione artistica di festival, con la conduzione televisiva e radiofonica, con l’insegnamento, senza mai abbandonare la scrittura musicale e la pubblicazione di suoi album. “Dai Timoria ad oggi” è il titolo che Omar Pedrini ha scelto per il suo concerto-evento milanese che ci sarà questa estate. Un titolo emblematico, che riassume l’enorme bagaglio musicale che l’artista si porta dietro, dagli inizi con i Timoria fino alle sue esperienze da solista.
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