Orietta Berti ha rivissuto, ospite del programma TV8 “Permesso Maisano”, l’edizione del 1967 del Festival di Sanremo funestata dal suicidio di Luigi Tenco. Come molti sapranno, nel suo biglietto d’addio, Tenco citò proprio una canzone della Berti, “Io, tu e le rose”, che il pubblico aveva mandato in finale, escludendo di fatto la sua.

Nel corso dell’intervista la Berti ha raccontato di aver anche parlato con Tenco e che lui non le abbia mai fatto cenno di un eventuale disappunto sulla canzone:

«Anche nel pomeriggio, dopo aver fatto le prove, non mi sembrava turbato, siamo andati anche a mangiare, abbiamo parlato. Il maestro Pataccini era con noi e mi ha detto che bella questa canzone così semplice, ma lui era lì non ha detto niente. Poteva dire che era una canzone furba per accalappiare consensi, ma non ha detto nulla».

«Per me è stata una tragedia che non ho più rimosso. Questo rimorso io ce l’avrò per tutta la vita. Quel periodo lì non lo dimenticherò mai, sarà sempre una parte nera della mia carriera finché non verrà fuori la verità, se verrà fuori».

La confessione della Berti non si ferma qui:

«Io non ho mai creduto al suicidio. Mi ha chiamata il fratello dicendomi “Signora immagino in che stato sia, ma quella non è la calligrafia di mio fratello”. Poi scendo e incontro Sandro Ciotti, che era grande amico di Tenco e mi ha detto “Orietta, non ha scritto Luigi quel biglietto, ci sono tre errori di ortografia che lui non avrebbe mai fatto».

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