La giudice per l’udienza preliminare Angela Nutini ha rinviato a giudizio l’avvocato Matteo Minna, l’amministratore di sostegno di Paolo Calissano, l’attore genovese stroncato a Roma il 29 dicembre 2021 da un mix di farmaci antidepressivi. E’ accusato di peculato, circonvenzione di incapace, falso ideologico e omissione d’atti d’ufficio. Il processo comincerà il 3 luglio.
Fuori dall’aula Roberto Calissano, fratello di Paolo, si è detto contento del rinvio a giudizio:
“Ma lo sarei stato di più se fosse stato vivo mio fratello, se fosse stato lui a farsi le sue ragioni. Purtroppo lui non c’è più e penso che sia morto anche per un tormento interiore per tutta questa vicenda. Lui era assolutamente ignaro di quello che avveniva coi suoi fondi e gli è stato fatto credere che era colpa sua invece è stata una spoliazione da parte di altri. E di quel patrimonio svanito ne deve rispondere qualcuno”.
Un anno e mezzo fa il giudice aveva disposto gli arresti domiciliari con l’accusa di peculato aggravato, falsità ideologica, perché avrebbe redatto false relazioni di sintesi sull’andamento delle amministrazioni di sostegno a lui affidate, falsa perizia per errore determinato da inganno perché avrebbe indotto in errore il consulente incaricato dal giudice tutelare di Genova di esaminare la gestione patrimoniale e la regolarità dei rendiconti presentati in relazione agli incarichi ricevuti. L’amministratore di sostegno è anche accusato di circonvenzione di incapace e omissione di atti d’ufficio. Per gli investigatori della Guardia di finanza, l’avvocato avrebbe prelevato ripetutamente dai conti correnti degli assistiti cifre che poi sarebbero confluite sul suo conto personale.
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