Tommaso Zanello alias Piotta ha ricordato in un’intervista a Leggo i suoi principali successi. Ecco un estratto:
Che tipo di clima c’era agli albori del rap italiano negli anni 90?
«Era un bel clima. Un humus generazionale che ricordo con affetto: erano anni di gioventù, tra scuola, giri in scooter, dj-set… Ma sicuramente c’erano passione, coraggio, spontaneità. E aggregazione, anche senza i social».
Come si è arrivati a sdoganare l’hip-hop in Italia?
«Quella generazione sentiva l’esigenza di raccontarsi con un nuovo linguaggio, che non era più quello del punk, del rock o del cantautorato. Avevamo una prateria davanti. E pian piano il verbo del rap si è diffuso: giravamo l’Italia e scoprivamo che ogni città aveva i suoi rappresentanti. Erano serate anche con 13 gruppi a suonare. Così il rap e ha iniziato ad avere un riconoscimento ufficiale».
E poi con “Supercafone” è arrivato il grande successo. Che effetto le ha fatto?
«È stato un momento molto piacevole: una gratificazione e anche la soddisfazione di vedere che in famiglia erano contenti perché il lavoro del figlio dava qualche frutto e si poteva considerare una cose seria. Così mio padre divenne un fan!».
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