R. Kelly, l’interprete della celebre hit “I Believe I Can Fly” è stato condannato a 30 anni di prigione per aver adescato a scopo sessuale donne e bambini. Gli avvocati dell’artista hanno cercato inutilmente di ottenere una pena più mite invocando gli abusi che lo stesso cantante avrebbe subito anche in famiglia durante l’infanzia. La sentenza è stata resa nota in un tribunale di Brooklyn quasi un anno dopo che il cantante, 55 anni, era stato riconosciuto colpevole di aver guidato per oltre vent’anni un’organizzazione criminale a Chicago che reclutava le donne, giovani afroamericane anche minorenni, per sottoporle ad abusi sessuali e psicologici.
Molte vittime, tra queste alcune che avevano testimoniato l’anno scorso, sono andate in aula per descrivere l’impatto che le azioni di Kelly hanno avuto sulle loro vite. Secondo Ansa, il cantante era “un Pifferaio Magico che adescava minori con i suoi soldi e la sua celebrita’”, ha detto al tribunale di Brooklyn la prima vittima che ha testimoniato.
«Grazie alla fama, al denaro e soprattutto alla cerchia di conoscenze, R. Kelly ha sfruttato per decenni bambini e ragazze per la sua gratificazione sessuale», ha dichiarato il procuratore Breon Peace dopo la sentenza. «Ha usato controllo coercitivo, isolamento, dipendenza, minacce, tattiche intimidatorie, abusi fisici e, almeno una volta, la presenza di una pistola per costringere le vittime, tra cui minorenni, a impegnarsi in attività sessuali con lui e con altri, e partecipare pur non essendo consenzienti a video pornografici che ha scritto, prodotto e diretto».
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