“Non mi sono goduto il successo del debutto. Vinsi il Discoverde al Festivalbar e durante la premiazione avevo il magone…”
Così Raf parla di «Self control» in una nuova intervista al Corriere della sera.
Era l’estate del 1984 e quella di Raf sul palco dell’Arena di Verona non era felicità. Self control fu uno dei tormentoni di quell’anno, aveva portato l’italo disco nelle classifiche di tutto il mondo, ma lui non voleva farlo. «Da giovani ci si prende terribilmente sul serio — ricorda oggi il cantautore —. Uno timido come me già faceva fatica ad affrontare la popolarità. Certo, stavo già sui palchi ma la mia band e il basso mi proteggevano come una coperta di Linus. Venivo dal punk rock e venni annoverato nell’italodisco. “Che sto facendo?” mi domandavo. Mi sentivo commerciale, snaturato. Andavo in tv con gli occhiali da sole e la palandrana per nascondermi».
In passato ha detto che «Self Control» le ha causato traumi psicologici…
«Non così gravi da andare in terapia o da prendere farmaci, ma mi facevo mille pippe, mi sembrava di tradire la mia natura».
Pentito?
«No, ma se allora fossi stato uno dal carattere più deciso avrei detto no. Solo col senno di poi ne ho capito il valore. Col passare del tempo cambiano le prospettive, cambi tu, cambia il contesto».
L’hai mai ripudiata?
«No, non l’ho mai cancellata dai concerti ad esempio. Ricordo che per un paio di tour la proposi in chiave reggae. Adesso faccio un arrangiamento che è tornato alla sua anima rock».
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