L’attore Renato Pozzetto, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, parla del suo ultimo film “Lei mi parla ancora”. Nella pellicola di Pupi Avati, l’attore interpreta per la prima volta un ruolo drammatico e, ricordando le sue interpretazioni del passato, dichiara:
“La mia natura era diversa. Avevo iniziato con Cochi nel dopoguerra, per essere contenti noi e far felici gli amici. Da lì, il cabaret, dove abbiamo conosciuto i nostri divi: Enzo Jannacci, Dario Fo, Giorgio Gaber. Ci esibivamo al Cab64 con Lino Toffolo e loro passavano a trovarci. Poi, Jannacci ci ha proposto di andare al Derby, è arrivato Felice Andreasi… Tutto questo per dire che noi il drammatico non l’abbiamo mai sfiorato neanche come interesse. Invece, leggendo il copione di Pupi, mi sono commosso tanto, più di una volta”.
Pozzetto racconta quando ha parlato per la prima volta del film con Pupo Avati:
“Un giorno, mi telefona e mi dice che vuole farmi protagonista di un film che ama tanto. Dico: fammelo leggere. Arriva il copione, resto affascinato dalla storia, dal modo di raccontare. La mattina dopo, Pupi arriva precipitosamente da Roma a Milano. Faccio preparare un piatto di spaghetti, ci raccontiamo il film. Io ero sicuro di fare bene la parte. Gliel’ho detto fuori dai denti. Il copione mi aveva smosso qualcosa, sentivo di potermela giocare in modo onesto. Quindici giorni dopo, eravamo sul set. Forse, lo ha affascinato la mia sicurezza”.
L’attore poi prosegue, ricordando la moglie Brunella Gubler scomparsa nel 2009:
“Non le parlo e, soprattutto, non la sogno. Non sognarla mi addolora molto. Era mia moglie, vorrei rivederla. Era simpatica, spiritosa. È stata paziente col mio lavoro quando stavo lontano a girare”.
E poi sulla possibilità di interpretare ruoli drammatici anche in futuro, dichiara:
“Non sono mica di quelli che fanno un commissario e lo rifanno per dieci anni. E poi, far piangere o far ridere non fa differenza. E’ sempre cinema: ogni giorno, vai a lavorare e si lavora tutti insieme per portare a casa un pezzo di film”.
Fonte: Il Corriere della Sera
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