Ospite a “Domenica in”, Renato Zero si è raccontato alla sua amica Mara Venier e ha parlato anche del rapporto con il Festival di Sanremo dove è stato solo due volte:
“Mi è bastato, non era per me. ‘La lotteria che tutte le feste si porta via’, non la sopporto. Il fatto della graduatoria, la canzone… L’artista è l’artista, è la somma delle sue evoluzioni, del suo trascorso e della produzione artistica che promette”.
La prima volta fu nel 1991 con una canzone scritta per l’occasione da Mariella Nava, “Spalle al muro”:
“Ci andai per promuovere il progetto di Fonopoli, che è stata un’idea molto condivisa e con enfasi dalle varie legislature comunali. Peggio per loro, sarebbe stata una grande palestra. Ma noi andiamo avanti, non ci ferma nessuno. Magari comincio con una palafitta, ma ‘sta soddisfazione me la devo togliere. Siamo portati a spalleggiare gente che fa danni mostruosi e magari non diamo aiuto a qualcuno che vuole portare avanti discorsi sociali, è un autogol clamoroso”.
La seconda volta al Festival nel 1993. Renato si presenta a Sanremo con “Ave Maria”:
“Non ho capito perché ci sono andato, forse per vendetta?”
Renato Zero spiega che il suo mondo pubblico si riversa inevitabilmente nel mondo privato:
“Io ho la fortuna assodata, vengo da una famiglia molto unita, siamo 5 fratelli. Questo ci permette di sentirsi sempre sostenuti. C’è un trasferimento di interessi e attenzioni verso questi altri esserini come i nipoti”.
E, poi, il ricordo commosso all’amica scomparsa Raffaella Carrà:
“Ho poco tempo per le vacanze, quando riesco faccio sempre un salto all’Argentario. Io abito vicino a Raffaella, attaccato a lei. L’idea di passare anche solo dieci giorni all’Argentario, senza sentire quella risata dalla mia finestra, sarà molto dura”.
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