Ricky Memphis è stato intervistato da “Il Fatto Quotidiano” e ha ricordato gli aneddoti della sua carriera partendo dall’inizio con il film Ultrà.
Ecco un piccolo estratto dell’intervista nella parte in cui parla del suo primo film:
ULTRA’
La sua chance.
Grazie a un gruppo di amici e alla loro band: suonavano nei locali, una volta mi hanno portato con loro. Da lì è iniziato tutto, con la prima ospitata al Maurizio Costanzo Show.
Lei in tv.
I miei amici seduti nelle prime file; dal palco li guardavo e dentro di me sorridevo perché eravamo ancora tutti insieme. Da lì mi ha notato Ricky Tognazzi e mi ha coinvolto nel film Ultrà.
Primo giorno di set .
Lo ricordo come un sogno, iniziato con una macchina che mi viene a prendere all’alba, e dentro trovo Claudio Amendola; a un certo punto mi sono estraniato da me stesso, volevo guardarmi anche da fuori.
E poi?
Ho iniziato a recitare e non sentivo l’ansia, era tutto come un gioco; (sorride) l’ansia è arrivata con il secondo film quando dovevo confermare ciò che avevo trattato con incoscienza.
Ultrà
causò polemiche, con Amendola costretto a non andare più in curva. Lei?
E chi me conosceva? Claudio era famoso, io no: i problemi si concentrarono su di lui.
DISTRETTO DI POLIZIA
Ecco quello che l’attore ha detto su “Distretto di Polizia”
La memoria?
Quella è buonissima, le stagioni in Distretto di polizia sono state una scuola meravigliosa: dovevo studiare dieci pagine al giorno per dieci mesi l’anno, quindi ho imparato a lavorare con la memoria fotografica. Pure oggi leggo una volta e vado, poi dimentico tutto.
Dopo la morte del suo personaggio, i fan sono insorti.
Ancora mi fermano e chiedono: ‘Torna?’. Eppure la serie non c’è più.
La confondono mai con un collega?
Ogni tanto qualche folle o tossico mi chiama Mastandrea, ma non è una questione di somiglianza, solo di cervello fracico.
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