Nel bene o nel male, sono una delle coppie del cinema italiano più conosciute al mondo, Roberto Benigni e Nicoletta Braschi. Insieme da oltre 40 anni, hanno girato film indimenticabili come Johnny Stecchino, Il mostro, Pinocchio, La vita è bella, uniti da un legame mai messo in discussione, anzi, rafforzato nel corso del tempo, come dimostra la dichiarazione d’amore che Benigni fece alla sua Musa un anno e mezzo fa, alla Mostra del Cinema di Venezia, quando ricevette il Leone d’oro alla carriera:
«Il mio modo di misurare il tempo è con te e senza di te, facciamo tutto insieme da quarant’anni, questo premio ti appartiene, lo dedicherai tu a chi vorrai. Io mi prendo la coda (del Leone, ndr) per muovere l’allegria, le ali sono tue. Perché se qualche volta nella vita ho fatto qualcosa, ho preso il volo, è stato grazie a te, al tuo mistero, al tuo fascino, alla tua bellezza, al tuo talento di attrice». «La prima volta che ti ho vista ricordo che emanavi talmente tanta luce che ho pensato che nostro Signore facendoti nascere avesse voluto adornare il cielo di un altro sole. È stato proprio quello che si dice un amore a prima vista, anzi a ultima vista, anzi a eterna vista».
Amore a prima vista, dice Benigni, ma come nacque nello specifico?
L’incontro
Roberto e Nicoletta si sono conosciuti nella Roma dei primi anni Ottanta, dove lei, di Cesena, si era trasferita per iscriversi all’Accademia di Arte drammatica: «Aveva 28 anni ed era già amatissimo da tutti – ha raccontato la Braschi in un’intervista al Corriere. – Ci presentarono amici comuni e fin dai primi giorni cominciò un lavorio ininterrotto di costruzione, un’intesa che sarebbe sfociata nel nostro lavoro in comune. Roberto era ed è un grande maestro. Da allora ci siamo nutriti delle stesse cose. Veniva a prendermi all’Accademia e andavamo al cinema quasi tutti i giorni; quando si riusciva anche a teatro. Ci passavamo i libri».
Il matrimonio
Nel 1983 lavorano insieme al film Tu mi Turbi, diretto da Benigni, e lì scoppia l’amore. I due si sposarono il 26 dicembre del 1991 in una cerimonia segretissima, nella chiesetta di un convento di clausura a Cesena, davanti a una ventina di parenti. Lui è in blu, lei in tailleur scuro, si scambiano le fedi d’oro bianco, testimoni mute le diciotto suore di clausura dietro le grate del coro. I particolari circolano solo il giorno dopo, perché papà Guido e mamma Paola si lasciano un po’ andare con gli amici («sposo una figlia e non posso festeggiare, neppure dal parrucchiere m’hanno fatto andare…»).
I film
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