In un’intervista rilasciata al settimanale “Di Più”, Roberto Da Crema festeggia quarant’anni dalla sua prima televendita:

“E dopo tanti dolori, tra un arresto cardiaco avvenuto mentre giocavo a calcio e due notti passate in carcere con l’accusa di bancarotta, ho raggiunto la consacrazione”.

Il suo successo, come racconta, parte da lontano:

“Il primo successo arrivò vendendo degli orologi di plastica che facevano il verso agli “Swatch”. Era il primo maggio 1985 e non avevo altro da proporre, c’era il mutuo da pagare e avrei fatto di tutto per vendere quegli orologi che, malgrado brutti, erano resistenti. Mi feci puntare la telecamera addosso e ne presi sei, li calpestai, li presi a morsi, a martellate e li proposi a un prezzo vantaggioso…riuscii a venderne cinquemila ed economicamente fu la mia salvezza”.

Ha vissuto molti momenti felici ma anche tanti brutti:

“Il primo è stato quando, a Trento, mi venne un infarto durante una “Partita del Cuore. Mi operarono a cuore aperto, mi salvai per miracolo. Il secondo è stato quando, nel 2003, finii a San Vittore con l’accusa di bancarotta. Quello più difficile, quello che tuttora considero un’ombra da cui mi è difficile separarmi, l’ho vissuto quando nei casinò riuscii a perdere tutto al gioco d’azzardo. Le case. Le auto. Le aziende. E fu mia figlia Valentina a salvarmi…”.

Lo salvò facendogli firmare dei fogli, delle diffide:

“Mi disse: “Firmali, uno per uno”. Su ognuno di quei fogli c’era scritto: “Io sottoscritto, Roberto Da Crema, chiedo a questo casinò di non farmi giocare mai più”. Firmai ogni copia e Valentina, in macchina, andò a consegnare quelle diffide direttamente nei casinò: a Lugano, a Campione, ovunque io fossi stato. E mi salvò la vita…”.