SINOSSI
Tutto inizia… dalla fine, quando l’ Elton John che conosciamo noi degli 80-90 vestito con uno dei suoi classici costumi sgargianti arriva in un centro di alcolisti anonimi. Qui il musicista arriva dichiarandosi subito un drogato e un alcolista. Da qui poi, sulle note di “I Think It’s Going To Be A Long, Long Time”, il film inizia con la storia del cantante partendo da timido figlio della classe operaia arriva ad essere un pianista prodigio, ancora col suo vero nome Reginald Dwight, e poi studente alla Royal Academy of Music. La pellicola mostra poi i primi passi verso un successo mondiale, grazie alla rivoluzione della sua immagine. Grassottello e poco affascinante, presto pelato e non altissimo, Elton John ha dovuto trovare un modo per dare nell’occhio e ha puntato sulla stravaganza del look e dei modi. Nel film ampio spazio viene dato anche alla vita familiare della popstar, figlio di genitori molto distratti a cui ha nascosto la propria omosessualità fino ad età avanzata scatenando una profonda depressione che lo hanno portato a autodistruggersi tra sesso e droga: “Hanno fatto parte della mia vita”, ha affermato lo stesso Elton. Le scene di sesso gay ci sono ma molto soft. Forse non ci si aspetta un musical e la maggior parte del film è proprio questo e da qui nasce il contrasto con l’epico Bohemian Rhapsody. Sono due film completamente differenti, a parte il viaggio introspettivo di Elton John rispetto alla costruzione di un gruppo più di un uomo nei Queen. Rimango dell’opinione che Bohemian Rhapsody sia di un altro pianeta. Nel cast del film anche Jamie Bell, nei panni del paroliere di lunga data di Elton, Bernie Taupin; Richard Madden (il primo manager di Elton), John Reid, e Bryce Dallas Howard in quelli della madre di Elton, Sheila Farebrother.
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