Il cantautore Nek, intervistato su Tv Sorrisi e Canzoni, ricorda il disagio psicologico vissuto quando nel 1993 si presentò a Sanremo con il brano “In te”:
“…Una situazione psicologica simile l’ho provata all’esordio a Sanremo, nel 1993, con ‘In te’. Arrivai al Festival con questo testo che parlava di un uomo che voleva tenere un bambino e una donna che non lo voleva: non mi trattarono mica tanto con i guanti, mi sentivo come carne pronta per essere macellata”.
E poi prosegue, ricordando i fischi nel corso della conferenza stampa finale:
“…Credo che fosse la conferenza stampa finale: a ogni risposta seguivano fischi, palesi dimostrazioni di dissenso, e alla fine, dalle retrovie, uno mi gridò “Bastardo!”. Quando mi portarono fuori dalla sala, ero così stressato che non so che cosa avrei potuto fare. Avevo 21 anni, ero lì solo per cantare!”.
E poi continua, ricordando come nacque il pezzo:
“…E poi la storia di quella canzone è strana. Per quel Festival avevo scritto ‘Figli di chi’, il pezzo di Mietta. Lei era nella sezione Campioni e così mi dissero che o andavo nel gruppo che l’accompagnava, i Ragazzi di Via Meda, oppure in 48 ore dovevo scrivere per me un’altra canzone bella, forte, vincente, che piacesse a Pippo Baudo. Io mi diedi da fare, mandai il mio pezzo al mio paroliere Antonello De Sanctis, che purtroppo non c’è più, e lui raccontò una storia sua”.
Nek poi aggiunge:
“Poi immagino che i miei collaboratori sapessero perfettamente che sarebbe stata una canzone che avrebbe incuriosito la stampa, ma… Ma non bisognava farlo sapere al giovane Filippo, perché avrebbe potuto perdere di spontaneità, avrebbe potuto impressionarsi prima della performance. E così mi ritrovai solo tra i leoni…”.
Fonte: Tv Sorrisi e Canzoni
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