Jerry Calà è stato intervistato in occasione dei suoi 70 anni da molte testate giornalistiche. Oggi è la volta del quotidiano “La Verità” e l’intervista è stata ripresa da Dagospia. Una delle domande è stata fatta sul grande film cult Sapore di Mare che diede il via al successo di molti attori. In attesa della reunion del cast che avverrà a Perugia nell’ambito del Love Film Festival ecco le parole dell’attore:
Si è mai sentito schiavo dei suoi tormentoni?
«No, affatto. Una cosa divertente mi capitò a Napoli con un tassista dopo Sapore di mare. Mi disse: “Io a voi vi conosco, l’ avete trattata male a Marina Suma! Siete stato nu scurnacchiato!”. Non voleva caricarmi».
Diversamente da altri comici, lei non sembra uno che non appena si spengono i riflettori diventa malinconico.
«No, non è il mio caso. Un momento oscuro fu l’ incidente che ebbi nel 1994, quando finii nel greto di un fiume con l’ auto. Però mi fece molto ridere il telegramma che mi inviò Beppe Grillo: “Meno male che non sei morto, altrimenti ci toccava tutta la tua retrospettiva” (ride)».
La critica ha sempre avuto un problema coi comici. E anche con lei non è stata tenera. Ha mai vissuto il complesso del fratello bistrattato?
«Solo per il primo film, Vado a vivere da solo. Scrissi perfino una lettera a una critica che mi aveva stroncato. Ne rimase così toccata che volle incontrarmi. Poi, sempre il mio maestro Pozzetto, mi disse: “Ué Jerry, guarda che quando cominciano a parlare bene di te è lì che ti devi preoccupare”».
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