Nel 2022 ha festeggiato i 25 anni dalla sua prima uscita la cinema Seven (Se7en), il piccolo gioiellino diretto da David Fincher al suo secondo lavoro da regista dopo il travagliatissimo Alien³.
Collocato nel filone thriller/noir dedicato agli omicidi seriali, Seven ha fatto un po’ da apripista a questo genere, grazie ad una sceneggiatura cupa, pessimista, come gli ambienti in cui si svolge la vicenda, ma soprattutto contraddistinta da grandi colpi di scena e cambi di registro. Protagonisti della storia sono Brad Pitt e Morgan Freeman, rispettivamente il detective Mills e il detective Somerset, incaricati di seguire il caso di un serial killer che sta mettendo a segno una serie di efferati delitti ispirati ai sette vizi capitali.
Il John Doe di Kevin Spacey
Chi ha visto il film (se non lo avete fatto, è consigliabile non proseguire la lettura di quest’articolo) sa benissimo che il grande colpo di scena della pellicola è incarnato nel personaggio di Kevin Spacey, il John Doe, nonché la mente (malata? psicopatica? o intellettualmente elevata?) che ha architettato tutti gli omicidi che dovevano culminare con la sua uccisione per l’ira del detective Mills.
In Seven Kevin Spacey mette a segno un’interpretazione notevole che lascia il segno sfruttando il poco minutaggio in maniera impeccabile. L’ultima mezz’ora di film si vive davvero a fiato sospeso. Pensate che per stupire maggiormente gli spettatori e non rivelare l’identità del killer, lo stesso Spacey ha voluto che il suo nome non apparisse nei titoli di testa. Per compensare l’assenza nei titoli di testa, il suo nome è stato messo invece due volte nei crediti di coda. Inoltre il suo “tenersi nascosto” lo ha tenuto lontano da qualsiasi campagna promozionale e interviste antecedenti.
Una bella pensata no?
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