Tra i film forse meno celebri di Carlo Verdone c’è Stasera a casa di Alice, commedia del 1990 che vede protagonisti Verdone, Sergio Castellitto e Ornella Muti. Quest’ultima aveva già lavorato con Carlo nel precedente Io e mia sorella del 1987.
Trama
Saverio e Filippo, tra loro cognati, collaborano nell’agenzia di viaggi per fedeli Urbi et Orbi, di proprietà delle rispettive consorti, due sorelle. Il primo è un lavoratore serio e integerrimo nonché marito fedele, mentre il secondo ha una relazione extraconiugale ed è stato cacciato di casa. L’amante di Filippo è la bellissima Alice, modella e doppiatrice di pellicole a luci rosse, e lo stesso Saverio finisce per innamorarsene, cominciando a frequentarla all’insaputa del cognato.
Verdone: “Un film ibrido e poco compatto”
Stasera a casa di Alice è stato definito dallo stesso Verdone un film “ibrido e poco compatto”, che alterna momenti veri a momenti troppo artificiali. Ecco le sue parole, estrapolate da un estratto del libro Tutto Verdone:
Non lo so giudicare bene Stasera a casa di alice. È un film un po’ ibrido nella mia carriera: avevo paura, non sapevo bene dove andare e allora forse riprendere Ornella era come attaccarmi ad una valvola di sicurezza, perché avevamo lasciato un’ottima impressione con ‘Io e mia sorella’.
Mettermi accanto Castellitto, che è un bravo attore, mi avrebbe forse dato un certo spessore. È una storia tipicamente italiana sull’ipocrisia di uomini borghesi. Il film ha delle cose buone e delle cose vecchie, non lo so giudicare. Ha dei momenti divertenti e poi improvvisamente un momento in cui mi sono scatenato, quando si suicida la sorella della Muti che squilibra totalmente il tono della commedia. Quel film passa da momenti veri e sentiti, a momenti troppo artificiali e artificiosamente costruiti in sceneggiatura, quindi è un po’ diseguale, non è un film compatto.
È un film che racconta bene l’ipocrisia di tanti borghesi: se è riuscito bene, ripeto, non lo so e non lo ritengo uno di quei film che fanno parte della mia ispirazione al 100%. Era un momento curioso, di transizione e confusione.
Come sempre, nei personaggi interpretati di Verdone si può ritrovare qualche aspetto della sua personalità. Anche per interpretare Saverio ci ha messo qualcosa della sua vita privata, che in quel periodo stava attraversando la separazione dalla moglie. Elemento che, ammette Verdone, ha influito.
In quel periodo io avevo una pessima stima di me, forse perché mi stavo separando. Sicuramente qualche cosa deve essere avvenuta. Ci deve essere stata una specie di immedesimazione in quello che, a torto, ritenevo di essere. Però è stata una specie di autopunizione interpretare quel personaggio in parallelo con quello che stava capitando nella mia vita.
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