Il film
Uscito nel 2004, il film è diretto da Steven Spielberg ed interpretato da Tom Hanks, Catherine Zeta Jones e Stanley Tucci. È stato presentato fuori concorso e come “evento speciale” (nonché come film d’apertura) alla 61ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
La trama
Il film
racconta la storia di Viktor Navorski (Tom Hanks), un viaggiatore proveniente dalla Cracosia, che arriva all’aeroporto John F. Kennedy di New York, per scoprire che il suo passaporto improvvisamente non è più valido. Infatti, a causa della guerra civile nel frattempo scoppiata in patria, Viktor non è più autorizzato né ad entrare negli Usa né a tornare a casa: è tecnicamente apolide. Per questo motivo, dall’ufficio dei visti sequestrano il suo passaporto e il suo biglietto aereo.
Senza altra scelta, Viktor si stabilisce nel terminal con i suoi bagagli e una lattina di arachidi, con grande frustrazione da parte di Frank Dixon (Stanley Tucci), capo della sicurezza aeroportuale.
Dixon viene preso in considerazione per una promozione e diventa ossessionato da Viktor, che considera come un problema burocratico.
Nel frattempo, Viktor fa amicizia con i dipendenti del terminal e assiste i viaggiatori dell’aeroporto. Tra questi, un’assistente di volo di nome Amelia Warren (Catherine Zeta Jones), che vede periodicamente e cerca di corteggiare, presentandosi come un imprenditore edile che viaggia spesso. Viktor, in realtà, dopo aver impulsivamente rimodellato un muro, è stato assunto da un appaltatore aeroportuale e pagato sotto banco…
La storia vera
Per il suo film Spielberg è partito da una storia vera. Si tratta di quella di Merhan Karimi Nasseri, o come lui stesso si fa chiamare, Sir Alfred Mehran. E’ un rifugiato iraniano che vive per 18 anni presso l’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. L’uomo, per tutto questo tempo, crea una sua casa nella parte adibita a centro commerciale del Terminal 1 dell’edificio. Questa assurda situazione inizia nel 1988. L’uomo si mette in volo dalla Francia per andare da alcuni suoi parenti in Inghilterra. Al suo arrivo ad all’aeroporto di Heathrown di Londra è fermato dalla polizia inglese per problemi ai documenti. Viene, poi, rimandato in Francia. Nemmeno a Parigi, però, accettano quello che presenta. L’uomo si ritrova, dunque, senza un’identita nazionale accettabile. Non può, di conseguenza, né lasciare la Francia né entrare nel paese. Perciò, è costretto a rimanere in aeroporto.
La vita nel Terminal
Nasseri incassò il colpo mostrando i primi segni di un crescente squilibrio mentale. Lo si riconosceva subito, Nasseri, tra le migliaia di persone che affollavano quegli spazi. Aspetto povero, ma curato, alle prese con i bagagli che si offriva di trasportare per pochi spiccioli. Nelle pause caffè, seduto al tavolino del bar, si concedeva una sigaretta mentre scriveva le sue memorie su un foglio. «In fondo non è male vivere qui. Cerco di rendere accettabile ogni giorno» raccontò in un’intervista.
L’epilogo
La situazione si sblocca sette anni dopo, nel 1999, quando viene accompagnato al tribunale di Bobigny per ritirare i suoi documenti, ma Nasseri sorprende tutti sostenendo che quei documenti sono errati e dichiara di chiamarsi “sir Alfred Mehran” e di non essere un cittadino iraniano. Nasseri ha continuato quindi a soggiornare al terminale 1 dell’aeroporto Charles De Gaulle fino all’agosto 2006 quando, per un’intossicazione alimentare, è stato ospedalizzato. Dimesso nel gennaio 2007, è stato preso in consegna dalla sezione locale della Croce Rossa francese dell’aeroporto; ha soggiornato per alcune settimane in un albergo vicino all’aeroporto e il 5 marzo 2007 è stato trasferito in una casa di accoglienza gestita da Emmaüs France nel XX arrondissement di Parigi. Poche settimane prima del decesso, avvenuto il 14 novembre 2022, era tornato a risiedere nell’aeroporto.
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