Dario (Simone Riccioni) è un bel ragazzo di 25 anni con una famiglia decisamente abbiente alle spalle e un’allettante carriera in quella che è la sua passione più grande: il basket. Il suo mondo fatto di successo e agi gli cuce addosso un carattere arrogante, insensibile e spocchioso, ma che subirà di lì a poco una battuta d’arresto. Il Signore dei cieli, infatti, ha voluto che Dario soffrisse di distrofia muscolare al cuore, malattia che mette fine alla sua carriera professionistica nel basket. Dio gli avrà tolto un futuro da star, ma lo ripagherà in altro modo.
Costretto a svolgere tre mesi di attività sociale in un centro di riabilitazione per disabili, dove dovrà allenare la squadra di basket di un gruppo di ragazzi, la vita di Dario, ma soprattutto il suo atteggiamento e il suo carattere, cambieranno, facendogli capire che può essere un ‘campione’ in tutt’altro modo. A scaturire la trasformazione di Dario contribuisce la bella Isabella (sì, il gioco di parole è voluto), volontaria al centro, la quale assisterà in prima persona al suo cambiamento, finendo per innamorarsene.
Tiro libero è un film con una trama molto banale ma con qualche spunto di novità, come ad esempio il mondo del basket, che di rado viene approfondito nelle produzioni cinematografiche italiane. Il tema del cambiamento da carattere arrogante a ‘colui che apre gli occhi e vede le cose semplici della vita’ (poi con la malattia che interrompe la sua carriera…) è trito e ritrito, accettabile solo se accompagnato da una storia di contorno decente che, in questo caso, c’è e tiene un po’ a galla il film. La prima parte è veramente insufficiente, sia per recitazione che per dialoghi, per poi migliorare nella seconda parte, ambientata nel centro disabili.
PS: fanno una piccola apparizione anche i campioni di basket Carlton Myers, Carlo Recalcati e Luca Vitali nelle loro vesti.
Nelle sale dal 21 settembre.
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