Era il 1° marzo del 1991 quando usciva nei cinema italiani Ultrà, diretto da Ricky Tognazzi. Sono passati 30 anni, il mondo del calcio si è rivoluzionato, così come il cinema, ma la potenza di questo film rimane ancora incredibile, grazie ad una rappresentazione di un mondo, quello dei tifosi di curva e delle trasferte, davvero realistica e preziosa.
La storia messa in luce dal film di Tognazzi è proprio quella di un gruppo di ultrà romanisti della periferia di Cinecittà/Tuscolano che partono alla volta di Torino per seguire la loro squadra nella trasferta contro la Juve. Tra loro c’è Luca, soprannominato Principe (Claudio Amendola), capo tifoso che ha appena scontato due anni in carcere per una rapina. Il suo migliore amico è Red (Ricky Memphis), che nel frattempo però si è innamorato (ricambiato) di Cinzia (Giuppy Izzo), la ragazza del Principe. Il gruppo degli ultrà parte per Torino, e Red accetta di portare con sé Fabio (Alessandro Tiberi), il fratellino undicenne di Cinzia. Durante la notte trascorsa in treno, affiorano spesso gli attriti latenti fra Principe e Red. La mattina seguente, arrivati nella capitale piemontese, gli ultrà romanisti vengono “accolti” dagli ultrà avversari, coi quali scoppiano subito violenti tafferugli, che sfociano in una vera e propria guerriglia.
L’esordio di Ricky Memphis e la chiamata di Amendola
Ultrà fu il film d’esordio di Ricky Memphis, pseudonimo di Riccardo Fortunati, all’epoca semi-sconosciuto. Sulla sua partecipazione circola un aneddoto simpatico raccontato in un’intervista a Hot Corn da Claudio Amendola. Fu lui a notarlo durante una puntata del Maurizio Costanzo Show e suggerire il suo nome a Ricky Tognazzi e Simona Izzo, autrice della sceneggiatura. Memphis Scriveva poesie metropolitane e la sua spontaneità fece subito colpo. A quel punto Amendola si fece dare il suo numero di telefono e la mattina dopo provò a chiamarlo. Racconta l’attore:
«Presi la cornetta e dissi: “Buongiorno, cercavo Riccardo Fortunati”. “Sò io”, disse lui. E io: ”Sono Claudio Amendola”. E lui: “Ma vaffanculo”. E mise giù».
«Provai a richiamare ancora e mi riattaccò di nuovo in faccia, così alla terza volta gli dissi: “Senti, se vuoi venire domani a questo appuntamento in via Castellini vieni, altrimenti vaffanculo, questa è l’ultima volta che provo a chiamarti”. Il giorno dopo si presentò e così scoprii che da anni i suoi amici gli facevano uno scherzo telefonico spacciandosi per Claudio Amendola. Ecco, Ultrà è fatto anche di cose come queste…»
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