Tra qualche giorno il film Ultrà di Ricky Tognazzi con Ricky Memphis, Claudio Amendola e Gianmarco Tognazzi compirà 30 anni. Era infatti il 1 marzo del 1991 quando usciva nelle sale italiane. Il film vinse l‘Orso d’Argento al Festival di Berlino e riguardarlo oggi ti fa notare come sia cambiato totalmente il calcio negli ultimi 30 anni. A prescindere dal Covid non ci sono più treni speciali dei tifosi, trasferte organizzate come un tempo. In un’epoca lontana – oggi mai tanto distante –  in cui non esistevano Internet, Twitter o Facebook, le dirette delle partite la domenica pomeriggio erano un’utopia e le squadre italiane erano di proprietà di presidenti italiani, i gol in diretta o li vedevi allo stadio o aspettavi le 18 per 90 Minuto. 

Ultrà, Claudio Amendola: “Quando chiamai Ricky Memphis al telefono per la parte, mi mandò a fanc**o”

TRAMA E TRAILER

Luca detto “Principe” è un giovane tifoso della Roma, leader riconosciuto di un gruppo denominato Brigata Veleno, composto da giovani della periferia romana, inclini ad un tifo estremo e violento. Appena uscito dal carcere, dopo due anni di detenzione per una rapina presso un’auto-officina, il ragazzo riprende i contatti con i suoi compagni di tifo e con la sua ex fidanzata Cinzia che, tuttavia, da circa un anno ha iniziato a frequentare Red, grande amico di Principe e figura di spicco della Brigata.

La situazione è doppiamente tesa: se da un lato i due giovani innamorati non sanno come regolarsi con Principe, temendo la reazione del giovane alla notizia del legame tra quella che, prima della carcerazione, era la sua donna, e uno dei suoi migliori amici, contemporaneamente incombe la sentita trasferta di Torino contro la Juventus, cui tutti i componenti della Brigata non vedono l’ora di partecipare e nella quale verrà portato anche il giovanissimo Fabietto, fratello undicenne di Cinzia.

CLAUDIO AMENDOLA DOVEVA ESSERE RED

In un’intervista rilasciata a La Stampa il regista Ricky Tognazzi raccontò come i ruoli dei personaggi doveva essere diversi:

«Amendola doveva essere Red, il ruolo poi andato al debuttante Ricky Memphis.Per convincere Amendola a essere il più cattivo abbiamo dato potere di seduzione al personaggio. È legato a un’erotica passione, probabilmente non la leggiamo più così»

LE POLEMICHE DEI TIFOSI CHE NON APPREZZARONO IL FILM

La pellicola, inerente a temi quali l’emarginazione e la violenza all’interno dei gruppi organizzati di tifosi, venne contestata dai veri ultras dell’epoca, sancendo una frattura tra l’attore Claudio Amendola (che fino ad allora frequentava la Curva Sud dell’Olimpico, il settore più acceso del tifo romanista) e i supporter giallorossi. Quando fu proiettato per la prima volta sul grande schermo di un cinema romano quasi duecento ragazzi si sono dati appuntamento davanti al Royal di via Emanuele Filiberto alle nove di sera. Arrivarono con le macchine cariche di volantini firmati dai Boys, dai Fedayn e dai Veri Ultrà (forse per rimarcare meglio la differenza con i tifosi-attori). Ci fu uno striscione che recitava:

Questo film non ci appartiene, scrissero sul volantino, noi intendiamo tutelare la vera mentalità ultras, vergognosamente infangata dalle scene di questo film.

Anche Ricky Tognazzi in un’intervista recente con The Hot Corn ha raccontato il clime ostile:

“Ci sono due argomenti che non si possono toccare in Italia: la mamma e il calcio. Ecco, noi con quel film abbiamo fatto incazzare praticamente tutti, dai romanisti della Curva Sud che mi accusarono di averli dipinti come animali ad altri che mi dissero che li avevo ritratti come mammolette. Mi presi anche cori e striscioni, ricordo: “Tognazzi puttana lo hai fatto per la grana!” e “Tognazzi il degrado sarai te”, in riferimento al fatto che in un’intervista avevo parlato di periferia e degrado”

Anche il grande doppiatore Fabrizio Vidale ai nostri microfoni ci raccontò delle minacce subite.

IL CALDO TORRIDO DURANTE LE RIPRESE

Claudio Amendola in un’intervista a The Hot Corn ha raccontato del caldo torrido delle riprese:

“Un vagone usato come set, in piena estate. Un caldo torrido. Dei teli neri appesi per ripararsi dalla calura. Una fatica incredibile, che però oggi ancora si vede guardando il film e fa la differenza. E poi quel gruppo di lavoro unico, un cast che a parte qualche eccezione – penso a Gianmarco Tognazzi e Fabrizio Vidale – era veramente composto da un gruppo di attori non professionisti, ragazzi in trasferta molto vicini al neorealismo come concetto…».