Compie oggi 70 anni, Umberto Tozzi, mito della musica leggera italiana da 80 milioni di copie vendute grazie a brani diventati famosi in tutto il mondo. Intervistato dal “Corriere della Sera”, il cantante racconta il suo successo:
“Ascoltavo i Beatles e la musica anglosassone e ho assorbito quella metrica. Per me, vale più il suono che la parola,ci sono frasi che stanno lì perché boh, ma suonano. Fui il primo a farlo e Lucio Battisti disse che, dopo di lui, l’unica cosa nuova era la mia musica.”
Diretto e senza fronzoli, Tozzi racconta l’emozione non sentire cantate le sue canzoni all’estero:
“Ho fatto tournée ovunque nel mondo, eccetto in Oriente: sono stato in aereo più io che un pilota di Alitalia. E ho vissuto l’emozione di vedere grandi artisti cantare i miei brani, come Laura Branigan con la cover di Gloria. E cantare Ti amo con Anastasia mi ha fatto quasi piangere“.
L’artista, autore di canzoni come “Ti amo”, “Gloria”, e “Tu”, spiega come nasce una canzone di successo, secondo lui:
“Tutto il talento sta nel buttare giù tre accordi forti. Dopo, è matematica, la conseguenza logica di tre che accordi devono quadrare. In matematica sono scarso, ma sulla musica ho un istinto naturale, scrivo una canzone in massimo tre ore. Poi, dopo, la miglioro, ma non sono uno che passa mesi in studio. Sono anche pigro. Anni fa, dovevo scrivere con Mogol. Mi disse: però io non lavoro più di due ore al giorno. E io: io pure meno!”.
Nel 1987 ha vinto Sanremo con “Si può dare di più”, in trio con Gianni Morandi e Enrico Ruggeri:
“Fu splendido perché c’era un rapporto strettissimo: eravamo insieme nella Nazionale cantanti. Mogol e poi Morandi facevano giocare solo quelli che vendevano di più anche se a pallone erano schiappe, ma io sono stato capocannoniere per 12 anni”.
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