In occasione del 40° anniversario di Vita spericolata, Vasco Rossi ha rilasciato una nuova intervista al quotidiano La Stampa, parlando di quando presentò il brano al Festival di Sanremo:
“Era una canzone nata dalla sbornia di ottimismo probabilmente ingenuo degli Anni Ottanta, che veniva dopo la grande illusione del sogno di poter cambiare il mondo o almeno il sistema che metteva al centro la merce, il profitto, il consumismo, la pubblicità, invece che l’uomo. Con la sconfitta dei Settanta e il delirio delle Brigate Rosse, s’era infranto tutto. Ma poi: chi non vuole una vita spericolata a 30 anni? Una vita piena di avventura… È una delle canzoni più fraintese della storia dell’umanità, è un inno alla vita vissuta spericolatamente, nel senso di intensamente. È venuta fuori dalla mia anima, avevo alle spalle già anni di canzoni e vita sui palchi. Poi finì nell’album Bollicine, e dilagarono tutti e due”.
“Mi nacque la frase ‘Voglio una vita spericolata’ e poi tutto il resto: per me, quando a un artista arriva una canzone così, poi può anche finire lì la carriera. E ho pensato: ‘Questa qui la voglio cantare a Sanremo, cantare voglio una vita maleducata’: era uno sberleffo a tutta la platea a quei tempi molto ingessata e anche a quelli che guardavano da casa. Una canzone che meritava”.
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