Sbarca a Venezia sotto la regia di Pietro Marcello un nuovo adattamento nonché rilettura italiana di “Martin Eden”, il romanzo di inizio Novecento scritto da Jack London.
Ad impersonare l’emblematico personaggio nato dalla penna di London che da povero marinaio diventa scrittore colto e famoso troviamo Luca Marinelli, attore di punta del cinema italiano d’oggi e una garanzia di versatilità. Cosa aspettarci da questo interessante esperimento di reinvenzione?
La pellicola di Marcello si sposta dalla California del libro alla Napoli di inizio Novecento, in un quadro culturale graffiante, a cui fanno da sfondo la povertà delle periferie, il malcelato disprezzo per la ricchezza dei borghesi, la vita rurale e i salotti intrisi di tagliente cultura. L’ottima rappresentazione di questa Italia di inizio secolo è intervallata da filmati di repertorio sia documentaristico che cinematografico, che appaiono come stacchi di immagini velocizzate degli anni Dieci, Venti e via passando.
L’amore per la cultura
Lo spettatore non fa fatica ad affezionarsi alla storia fin dai primi minuti, catturati dagli occhi azzurri del Martin di Marinelli, un semplice marinaio con la voglia di raccontare il mondo che lo circonda, di imprimere su carta ciò che i suoi occhi da viaggiatore hanno visto e continueranno a vedere. L’incontro con la bella, colta e borghese Elena Orsini sarà per lui la svolta che gli fa prendere la decisione di cambiar vita; se ne innamora subito, ma ancor di più si innamora della cultura, dello studio dei libri e della scrittura. Martin è intelligente, ma non ha mai avuto un’educazione. Da qui inizia un percorso difficile, da autodidatta, fatto di sacrifici e umiliazioni, rinunce e rifiuti.
Il duro lavorò ripagherà Martin. Arrivano il successo e le prime pubblicazioni, fino ad arrivare all’assoluta acclamazione. Ma questa nuova vita da intellettuale porta i primi disagi e i primi scontri: l’individualismo del suo protagonista si scontra con la nascita del socialismo e della lotta di classe e il repentino apprezzamento intellettuale di chi prima lo disprezzava, senza che lui sia cambiato (come dice lui stesso “Le stesse cose le scrivevo anche prima”), lo farà impazzire di rabbia fino a rovinarlo fisicamente e mentalmente.
Ad una prima parte molto scorrevole si contrappone una seconda parte di film più pesante, che smette di osare. La recitazione di Marinelli cambia tanto quanto cambiano i pensieri di Martin, da giovane desideroso di imparare e avido di cultura, a uomo deluso e rabbioso. E mentre il primo Marinelli è capace quasi a non recitare, poetico con un solo sguardo e concreto nei dialoghi, il secondo è troppo orientato al manierismo e all’esagerazione. Rimane comunque un’ottima interpretazione, a cui aggiungo i personali complimenti per il dialetto napoletano che l’attore, romano doc, ha saputo rendere.
In conclusione, il Martin Eden di Pietro Marcello è un film denso, che riesce a veicolare il suo messaggio ma che si perde troppo nell’ostentazione dell’ultima parte più politica. Un ottimo trampolino, comunque, per il cinema italiano presentato a questo Venezia 76.
Il film esce nelle sale a partire dal 4 settembre.
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