Intervistata dal “Corriere della Sera”, Vera Gemma ricorda come in famiglia tutti fossero preoccupati affinché l’attrice fosse all’altezza del padre, anche in termini di bellezza:
“Erano ossessionati dalla bellezza. Volevano che fossimo all’altezza di papà. Forse, ci tenevano perché lui era diventato un divo attraverso la bellezza e solo dopo aveva dimostrato di essere bravo. Pensi che ci hanno fatto rifare il naso e non c’era bisogno. Però, sono stati comunque un esempio solido di amore per la vita, per cui ho provato tutte le droghe ma senza mai diventare dipendente“.
Per quanto riguarda il padre, l’attrice ricorda:
“Mi diceva sempre che ero speciale. Ha fatto di tutto per darmi autostima. I problemi non li ho mai avuti con lui, ma con quelli che dicevano: il padre è bello, lei è brutta, è coatta. Ho subito paragoni crudeli e, da adolescente, ne ho sofferto. Oggi, mi piaccio, mi vedo bella, piaccio agli uomini, non ho capito perché sui social gli haters mi dicono: fai schifo, sei brutta. Sono sexy, eccessiva, quello sì”.
Vera Gemma si sofferma poi sulla sua esperienza da spogliarellista, una scelta dettata dalla necessità di racimolare denaro dopo essere rimasta senza soldi:
“Quando è morta mamma, ho ereditato e mi sono mangiata i soldi in pochissimo tempo e papà mi ha detto che non mi dava una lira. Decido di andare a Los Angeles, provo a propormi come cameriera, niente. A un certo punto, scopro un locale di strip tease, The Body Shop, con show di livelli altissimi. Vado dal direttore e chiedo come si fa a lavorare lì. Non avevo mai fatto strip però avevo studiato danza classica e moderna. Faccio il provino e mi prendono dalla sera stessa. Guadagno subito 1.200 euro. In un giorno, sono tornata al tenore di vita che avevo sempre avuto”.
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