Attore gigantesco, rivoluzionario, autore, amico del pubblico e capace allo stesso tempo di insultarlo con le sue battute più feroci (e più memorabili), provocatore, dadaista, futurista: le definizioni si rincorrono alla Casa del Cinema, dove Felice Laudadio e Alberto Anile presentano il numero 592 di «Bianco e nero» (la rivista edita dal Centro Sperimentale di Cinematografia) dedicato al «Sordi segreto». Ed è in quest’occasione che verdone, tra i presenti in sala, ha parlato un po di Albertone:
«Per quindici anni siamo stati molto amici con Alberto. Andavamo a cena all’Apuleius, sempre allo stesso tavolo, sempre ordinando le stesse cose. Lui amava stare con quattro/cinque persone, non di più. Tra questi c’erano Ettore Scola e Piero Piccioni. La sua era una casa molto silenziosa, il che è un po’ un ossimoro rispetto al Sordi caciarone che si vedeva in tv». Verdone parla poi della sua grandezza artistica. «È stato sicuramente un attore gigantesco, rivoluzionario all’inizio della sua carriera, ha interpretato personaggi che per quei tempi erano fuori dalle regole dell’accademia.”
Ha chiuso poi raccontando un aneddoto molto toccante: «Nel 1984 mia madre stava molto male, Alberto lo sapeva. Mamma non capiva più niente ma una sera ebbe un attimo di lucidità e disse “mi piacerebbe tanto salutare Alberto Sordi”. Io avrei fatto di tutto per mia madre ma sapevo che lui avrebbe detto di no perché era molto impressionabile e mia madre pesava 39 kg, non era decisamente un belvedere. Glielo proposi lo stesso e lui mi disse di sì, che sarebbe venuto senza problemi. Alle 20.30 è arrivato a casa nostra, da solo, è entrato in camera da pranzo, si è chinato su mamma e le ho detto “mamma, è Alberto Sordi” . Lei con la mano tremante l’ha toccato, a lui sono venute le lacrime. Lo ringrazierò per sempre.”
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