Sono passati 25 anni da quando perdevamo uno dei giovani più talentuosi del panorama calcistico italiano di quel periodo, Andrea Fortunato

LA CARRIERA

Andrea Fortunato è stato un calciatore italiano, di ruolo difensore.

Considerato tra i più promettenti terzini italiani dei primi anni 1990, nel corso della sua breve carriera ebbe tempo di vestire le maglie di Como, Pisa, Genoa e Juventus oltreché della nazionale, prima di morire a ventitré anni per le conseguenze di una leucemia.

Entrò nelle giovanili del Como  giocò talmente bene al punto da meritarsi la chiamata in Serie A da parte del Genoa, nel 1991 e titolare fisso nella stagione 1992-93. Nell’anno a Genova mise a referto 33 presenze e tre gol, tra cui la rete-salvezza contro il Milan campione d’Italia. Fu l’ultimo regalo di Fortunato ai tifosi del Genoa, perché il terzino nell’estate del 1993 passò alla Juventus su richiesta di Giovanni Trapattoni. Un’estate irripetibile: non solo arrivò in bianconero, i colori per cui tifava sin da bambino, ma raggiunse anche la maglia azzurra. Il 22 settembre, infatti, Fortunato esordì in Nazionale maggiore contro l’Estonia, in una gara valevole per le qualificazioni ai Mondiali statunitensi dell’anno successivo.

Rimane, purtroppo, la sua unica presenza in azzurro. La stagione di Fortunato alla Juventus stava andando bene e la squadra stava dimostrando di poter tenere testa al fortissimo Milan di Capello. Aveva trovato anche il primo in bianconero contro la Lazio. Tuttavia, in primavera, un improvviso calo di prestazioni lo resero irriconoscibile sul campo: qualche incostanza dovuta alla giovane età, si pensò

I tifosi lo presero di mira, tirandogli addosso uova marce in una sessione di allenamento: “Indegno”, gli urlavano. Il giovane non capiva il calo atletico la stanchezza e la febbre persistente. E con lui lo staff medico della Juventus, che – terminato il campionato – il 20 maggio 1994 lo portò all’ospedale Molinette per effettuare delle analisi approfondite, perché il terzino faticava anche a finire un’amichevole. Leucemia linfoblastica acuta, fu diagnosi pesante dei medici: a quel punto le scuse di chi lo attaccò, persino fisicamente, servivano a poco.

Non potendo ricevere un trapianto totale di midollo osseo per la mancanza di un donatore compatibile, nelle settimane seguenti venne trasferito al centro specializzato del dove si tentò un’altra via: oltre a trattamenti di chemioterapia, venne sottoposto anche a un parziale trapianto di cellule sane opportunamente “lavorate”, provenienti dapprima dalla sorella e poi dal padre; la situazione sembrava migliorare al punto di tornare ad allenarsi con il Perugia, partecipare alla laurea della sorella. a quando tutto sembrava volgere verso il meglio, un improvviso abbassamento delle difese immunitarie, causato da una polmonite, lo stroncò, togliendogli la vita nel tardo pomeriggio del 25 aprile. Ai funerali a Salerno parteciparono piu’di 5000 persone e il discorso di Vialli piangente lo ricordiamo ancora. 

LA DEDICA DI VIALLI SU GAZZETTA

Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport ecco la dedica di Vialli di oggi

«Andrea era un bravissimo ragazzo. Leale, altruista, coraggioso, curioso e simpatico. Era anche un ottimo calciatore con un enorme potenziale e un futuro da giocatore della Nazionale. Per me non era semplicemente un collega ma anche un amico. Adesso è uno dei miei angeli custodi… Andrea, mi manchi»