I Beatles sono forse il gruppo musicale più influente della storia. L’importanza di questo gruppo nel mondo non solo della musica, ma della cultura a tutto tondo è stata e continua a essere incredibile. E se non fossero mai esistiti? È da questa premessa (o quasi) che parte Yesterday, film di Danny Boyle che arriva in questi giorni nelle sale italiane. Il protagonista sarà l’unico a conoscenza del gruppo, fatto che lo porterà a diventare famoso al posto loro, e a collaborare con Ed Sheeran (che recita nei panni di se stesso), campione della musica pop contemporanea e tra le star britanniche più amate, e con la manager e amica d’infanzia Ellie Appleton (Lily James), facendogli vivere in grande il proprio sogno che lo porterà comunque a farsi molte domande sulla conquista della fama, la perdita dell’anonimato e persino dell’innocenza e sul senso più intimo e culturale del valore delle icone, inimitabili e insostituibili.
Se l’incipit e il flusso costante dell’aura dei Beatles e delle loro straordinarie composizioni animano e alimentano il fuoco creativo di Yesterday, il resto si rivela essere una commedia musicale dai tratti anche romantici che non aggiunge poi così tanto ad altre operazioni ben più riuscite come ad esempio Questione di tempo – sempre dello stesso Curtis.Un film piccolo, a dire il vero, che spinge su di un concept anche originale ma sviluppato e approfondito in modo forse sbrigativo e puntando su elementi fin troppo cari allo sceneggiatore, che sono delicati, divertenti e romantici quanto basta per dare senso di esistere al progetto, dove il tocco di Boyle si fa nuovamente generalista e perde la sua vocazione simpatetica con il virtuosismo stilistico.Qualcuno si divertirà a sentire le canzoni. Altri si innamoreranno per la sottotrama romantica. Pochi riusciranno addirittura a riflettere. Non è un film perfetto perché è tante cose? Vero. Ma ad avercene di esperienze divertenti e imperfette così al cinema d’oggi.
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