Uscirà venerdì 19 novembre in tutti gli store «Discover», il nuovo album di Zucchero, il primo di cover nella sua carriera. Intervistato dal Corriere della Sera, il cantante emiliano ha descritto così il suo nuovo lavoro (il secondo fatto uscire in pandemia):
«Ho selezionato circa 500 brani. Sono partito sentimentalmente da quando suonavo nelle balere e facevamo il prog: Genesis, Pink Floyd, Jethro Tull. Da lì parte un excursus che segue due filoni: la grande melodia italiana e l’amore per soul, r&b, blues, gospel…».
Oltre alla partecipazione di Bono, Elisa e Mahmood c’è la voce di Fabrizio De André su «Ho visto Nina volare». Come è nata?
«L’avevo fatta, su consiglio di Dori Ghezzi che ci sentiva dentro qualcosa di adatto a me, al tributo a Faber a Genova nel 2000. Qui Fabrizio è come un vento caldo che mi arriva alle spalle: mi sono emozionato».
Bono partecipa a «Canta la vita», versione italiana del brano che la rockstar fece in omaggio al nostro Paese, primo ad essere piegato dal Covid. Che valore ha oggi che i no vax protestano?
«Bono è stato generoso come sempre. Mi ha mandato 10 tracce diverse e ha voluto fare anche i cori. Adattai quella canzone per il concerto dell’Earth Day al Colosseo. Nell’estate 2020 con Sting ho fatto un brano che sperava nell’arrivo di settembre come fine della pandemia perché già allora non ne potevamo più… Ora sta diventando troppo. Ognuno fa quello che vuole, ma l’unico modo per farla finire è vaccinarsi. Anche se temo che il mio amico Clapton, con cui ho un concerto l’anno prossimo a Berlino, non lo farà».
Nel corso dell’intervista, Zucchero ha ammesso di aver pensato al suo ritiro in passato.
«Oggi no. Ci pensai a cavallo fra gli anni 80 e i 90. Ero depresso. Ma accaddero delle cose, il successo mondiale di “Senza una donna” e la chiamata di Brian May che mi invitava al tributo per Freddie Mercury, che mi tirarono su. Come se qualcuno da sopra avesse detto che non era il momento».
Infine, uno sguardo al presente e futuro. Tra i giovani talenti attualmente in circolazione, Zucchero rivela che sceglierebbe di collaborare con i Maneskin e di aver proposto loro anche un lavoro insieme, non realizzato per questioni di impegni.
C’è stata la sua penna dietro il lancio di Elisa e Bocelli… oggi per quale giovane scriverebbe?
«Su questo disco avrei voluto fare “Honky Tonk Women” dei Rolling Stones con i Måneskin, ma loro non avevano tempo. Potrei scrivere per loro. Hanno riempito un vuoto, il rock era troppo annacquato e loro lo hanno riportato a essere trasgressivo. Ora devono stare attenti a non farsi sopraffare dalla pressione».
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